Ratafià

Buongiorno, cari amici e buona settimana.
Nel fine settimana ho fatto bottino grosso nel giardino di mia sorella, allietato da tre begli alberi di ciliegio, che sono carichi di frutti.
Con i miei genitori, muniti di cestini e buona volontà abbiamo raccolto tante, tante ciliegie.
Con tanta meraviglia a disposizione mi è venuta voglia di provare a fare in casa il Ratafià: un liquore da sempre presente nella tradizione casalinga di tante regioni italiane.
Pare che il nome curioso derivi da una pratica notarile: a conclusione di ogni atto ufficiale si era soliti pronunciare la formula latina "ut rata fiat" ossia "che venga ratificato" l'atto stesso, e brindare con un liquore a base di vino e ciliegie ..ecco nato il Ratafià.
L'ho assaggiato di recente da Bergamini a San Giovanni in Persiceto e mi è piaciuto, quindi ho spulciato vecchi ricettari di famiglia e il web , naturalmente, ed ecco la versione che mi accingo a preparare.

Ratafià

1,5 kg ciliegie ( amarene se ne trovate )
1,5 l di vino rosso secco
vaniglia, e cannella in stecca
Lavare le ciliegie, privarle del picciolo, asciugare bene e mettere in un contenitore di vetro con imboccatura larga. Se vi piace  un sapore un po' "mandorlato" schiacciate 6 noccioli di ciliegia e uniteli all'infusione.
Aggiungere il vino e i profumi.
Mettere al sole per 40 giorni.

Filtrare il liquido, eliminando gli aromi, strizzando anche bene le ciliegie e per ogni litro ottenuto aggiungere 

300 gr di alcool da liquori
300 gr di zucchero

mescolare bene, imbottigliare e far riposare in cantina almeno un mese prima di assaggiare.

 La tradizione consiglia di consumare il Ratafià il Natale successivo, per accompagnare una crostata di composta di ciliegie, in ricordo dell'estate passata.
Il liquore va servito fresco ( 8-10° ) ed è buonissimo con cioccolatini, pasticceria secca, gelato e crostate, appunto.

Vi do appuntamento alla prossima settimana, con qualche curiosità su Cambridge. Baci a tutti!
Annalisa